III Domenica di Quaresima / C

Lc 13, 1-9

Padrone, lascialo ancora quest’anno

finché gli avrò zappato attorno…

vedremo se porterà frutti.

 

 

O Dio dei nostri padri, che ascolti il grido degli oppressi, concedi ai tuoi fedeli di riconoscere nelle vicende della storia il tuo invito alla conversione, per aderire sempre più saldamente a Cristo, roccia della nostra salvezza.

Credete che… È questo un Vangelo di grande attualità! Di fronte ai due episodi drammatici accaduti nel suo tempo, i Galilei uccisi da Pilato e la torre crollata sulle persone, Gesù non entra nella logica del giudizio umano commiserando le vittime. Il Signore pone invece il problema spostando l’attenzione sul fatto che la storia non è un film da guardare in poltrona e da giudicare cercando il colpevole, ma essa, con i suoi drammi, interpella la mia vita ponendomi queste domande: Cosa mi dicono questi eventi? Di fronte a questo dolore cosa posso fare? La risposta del Maestro è che ogni suo discepolo è chiamato a mettere in moto l’amore!

Lascialo ancora quest’anno. Aspetta un anno prima di tagliarlo dice la parabola. C’è un tempo che Dio dà a ciascuno per convertirsi, per cambiare il cuore e il modo di vedere le cose. E in questo tempo ognuno è chiamato anche a cercare di risanare quei rapporti deformati dalla durezza del cuore. È un tempo di conversione, ma anche di riconciliazione con il fratello.

Un albero di fichi. L’albero preso come modello da Gesù è il fico, e come esso ha bisogno di essere curato così anche noi abbiamo bisogno dei rimedi e delle cure per la nostra crescita.

Zappato… messo il concime. Come abbiamo visto, i fatti del tempo di Gesù sono come quelli del nostro tempo, di ogni tempo ma questi secondo Gesù non sono disgiunti dalla necessità personale di conversione e di cambiare vita. Anzi, per Gesù la soluzione sta proprio nella conversione e per fare questo egli è il vignaiolo che ci purifica dai peccati (zappare) e ci nutre con i suoi sacramenti e la sua parola (concime).

Lascialo… finché gli avrò. La nostra vita, rappresentata dal fico, è chiamata a corrispondere all’azione di Cristo (vignaiolo) che con il suo lavoro vuole renderla feconda. Tuttavia, l’amore di Gesù oltre all’esortazione a cambiare vita porta con sé anche la forza per farlo. Certamente, ogni credente è chiamato a corrispondere liberamente all’amore che Cristo dona, ma tale amore è ciò che scioglie le durezze del cuore consentendo alla creatura di portare frutti di giustizia e di pace. Avviene come nel rapporto tra mamma e figlio in quell’abbraccio materno nel quale il bambino trova la forza per aprirsi alla vita. Così è Dio: abbracciandoci con la sua misericordia, liberamente accolta, infonde la forza della vita nuova.

Non porta frutto. Potremmo lasciarci con questa domanda. Perché non porto frutto? Perché resisto alla grazia? Forse è la superbia, l’autosufficienza…

Santo cammino di quaresima!