COMMEMORAZIONE
DEI FEDELI DEFUNTI (anno C)
Gv 6,37-40
Questo Vangelo è una delle tante “pennellate” trinitarie che Giovanni proclama nella sua comunità. In realtà in questi pochi versetti compaiono soltanto il Padre e il Figlio legati da un dinamismo di volontà: fare la volontà del Padre e il Padre che rimette tutto nelle mani del Figlio. La cosa che immediatamente risalta dalla vita Trinitaria è che compiere la volontà di un altro, cioè di Dio, è una questione di obbedienza, libertà e fiducia reciproca e non di sottomissione passiva e remissiva.
Non perda nulla di quanto mi ha dato. C’è una volontà in Gesù di non perdere nessuno di coloro che il il Padre agli affida. Non perdere nessuno di coloro che che il Signore chiama a sè e che sono nella lotta contro il peccato. C’è una parte di noi che è chiusa in sé stessa e non è capace di vivere nella grazia santificante. Gesù è venuto a prendere su di sé quel peccato per rendere la creatura libera dalla schiavitù.
Cristo vuole espiare il peccato di tutti.
Questa è la dimostrazione di quanto Dio ci ama.
Io lo risusciterò. La risurrezione per Giovanni è una certezza, perché chiunque va a lui è già risuscitato. Dirà san Paolo: se Cristo non è risuscitato dai morti vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Le porte della risurrezione finale si aprono già da ora con le varie morti che il credente vive per aprirsi alla vita nuova.
La volontà. In questi pochi versetti la parola volontà viene citata quattro volte. Mi domando quale è la mia volontà? Gesù vuole che ci abbandoniamo completamente alla volontà del Padre senza voler dominare sulla propria vita.
Chi vede… e crede. Al vedere il Signore deve seguire l’atto di fede. Non basta ascoltare Gesù ma occorre anche affidarsi alla sua presenza per avere la vita eterna.